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Rilasciato nella prima edizione nel 1516, l'Orlando furioso è un poema cavalleresco dedicato al cardinale Ippolito. Viene pubblicata una seconda edizione una decina di anni dopo, rivisitata dal punto di vista linguistico (la prima era molto influenzata dall'Emiliano).
E' un poema cavalleresco.
La chanzon de roland, (canzone di orlando), predecessore del poema, erano legate alle crociate, sovrappongono i conflitti di Carlo Magno con gli ottomani (che hanno invaso la Spagna) con le crociate per la liberazione della palestina. Perché Orlando? Orlando era un paladino, un difensore del palazzo di Carlo Magno.
L'Orlando si rifà ad una tradizione antica, appartiene ad i poemi cavallereschi ma si rifà alle canzoni di gesta (circa 1100-1200, "stranamente" durante le crociate). Le canzoni di gesta si dividono in due temi:
- il ciclo carolingio, incentrato sulla corte di Carlo Magno. In questo caso i cavalieri combattono per la difesa della fede arturiana (non ci sono personaggi femminili protagonisti).
- il ciclo arturiano / (o ciclo bretone), incentrato sulla corte di Re Artù. In questo caso i cavalieri combattono per l'amore. I personaggi femminili sono "l'obiettivo".
I poemi cavallereschi, scritti nel 1500-1600, mescolano i temi dei due cicli, unendo quindi i temi della fede e l'amore.
Il pretesto per scrivere questo poema, è quello di continuare un poema di un poeta di corte d'Este (Matteo Maria Boiardo), che scrisse un poema cavalleresco che già nel titolo mescola i due cicli: l'Orlando Innamorato. Viene continuato usando come l'Orlando furioso (per amore). Ariosto fa addirittura impazzire Orlando per amore.
Essendo una continuazione non ha un inizio, e Ariosto ha deciso di non mettere neanche una fine. Già dal primo verso Ariosto da per scontato che i lettori fossero perfettamente al corrente dei fatti narrati nel "capitolo precedente" (l'Orlando innamorato, non terminato da Boiardo a causa della sua morte).
Orlando è "innamorato" e "furioso" per una ragazza chiamata "Angelica". Scelto apposta per richiamare gli Angeli, ma è tutt'altro che angelica. Non è cristiana.
Boiardo racconta che alla corte di re Carlo arriva questa angelica accompagnata dal fratello, che compare al campo di Carlo, molto provocante, allo scopo di farli innamorare e distoglierli dalla guerra. Essa infatti è una nemica (era pagana e non voleva quella guerra).
Angelica arriva alla corte e dice che si propone come sposta al più valente dei paladini. Carlo, alle prese della guerra, decise di dare Angelica al più valente dei combattenti nell'imminente battaglia. Fino ad allora Carlo decise di lasciare Angelica ad uno dei suoi fidati (un vecchio conte).
Quando arriva la battaglia l'esercito di Carlo perde, ed Angelica scappa dalla custodia.
Con la fuga di Angelica si conclude l'Orlando Innamorato e si apre l'Orlando Furioso.
Viene messo come protagonista dal titolo "Orlando", che non è l'unico protagonista e ad un certo punto diventa pazzo. Similmente anche Angelica non è l'unica femmina protagonista.
L'Orlando furioso è il poema dei desideri, Ariosto dice che le ambizioni ci faranno uscire pazzi.
Angelica fuggirà dentro luoghi impervi, soprattutto in delle foresta (luogo simbolico, labirinto per eccellenza, il luogo dove uno si perde).
- I Canto - Proemio: protasi (sintesi dell'argomento) + invocazione+ dedica + dedica
- Ferraù, doveva seppellire Argalia ma gli prese l'elmo e non lo seppellì, si è dimenticato di togliersi l'elmo mentre beveva dal fiume. Il fantasma di Argalia uscì dal fiume, prese l'elmo perché era suo e perché non era stato seppellito. Forse i morti possono ottenere i loro desideri, ma non certo gli esseri umani.
Lo straniamento è l'effetto di sconvolgimento, spiazzamento, della concezione abituale della realtà (dal lettore) di quella che il lettore si aspetta dal testo. Il lettore si aspetta che agisca in un certo modo, e l'autore sconvolge le aspettative del lettore, per metterlo a riflettere ed immaginare, ad esempio l'intervento del narratore al tempo, come con frasi: "non so sè", "questo è il mio parere"; oppure utilizzando un linguaggio diverso dalla norma, come nel caso di un personaggio nobile che usa un linguaggio basso.