quaderno/Writerside/topics/Italiano/Giovanni Boccaccio/Decameron/IV giorno/I novella - Tancredi e Ghismunda.md

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2024-10-16 21:09:37 +02:00
Pagina 566
# Commento
Tancredi insiste sull'onore tradito dalla figlia. Però lei non si sente colpevole, anzi si difende: "l'amore ha i suoi diritti".
L'idea è simile a quella di Dante con Francesca, ma anche di molti alti latini, ma al contrario di Dante propone Ghismunda come un esempio positivo. Dante infatti è costretto dal contesto a condannare Francesca all'inferno.
Boccaccio riprende ==l'idea della nobiltà dell'animo== e lo ==stile del romanzo cortese==.
Tancredi è il padre di Ghismunda, becca Ghismunda a Guiscardo (un servo). Condanna a morte lui e lei si suicida.
## Ghismunda come esempio
E' da far notare che qui la donna è il soggetto attivo della passione. Ghismunda è naturale, per lei la nobiltà si acquisisce. Tancredi è l'esatta antitesi.
# Testo
> *Tancredi, prenze di Salerno, uccide lamante della figliuola e mandale il cuore in una coppa doro; la quale, messa sopra esso acqua avvelenata, quella si bee, e cosí muore.*
Fiera materia di ragionare nha oggi il nostro re data, pensando che, dove per rallegrarci venuti siamo, ci convenga raccontar laltrui lagrime, le quali dir non si possono che chi le dice e chi lode non abbia compassione. Forse per temperare alquanto la letizia avuta li giorni passati lha fatto: ma che che se labbia mosso, poi che a me non si conviene di mutare il suo piacere, un pietoso accidente, anzi sventurato e degno delle nostre lagrime racconterò.
Tancredi, prencipe di Salerno, fu signore assai umano e di benigno ingegno, se egli nellamoroso sangue nella sua vecchiezza non savesse le mani bruttate; il quale in tutto lo spazio della sua vita non ebbe che una figliuola, e piú felice sarebbe stato se quella avuta non avesse. Costei fu dal padre tanto teneramente amata, quanto alcuna altra figliuola da padre fosse giá mai: e per questo tenero amore, avendo ella di molti anni avanzata letá del dovere avere avuto marito, non sappiendola da sé partire, non la maritava; poi alla fine, ad un figliuolo del duca di Capova datala, poco tempo dimorata con lui, rimase vedova ed al padre tornossi. Era costei bellissima del corpo e del viso quanto alcuna altra femina fosse mai, e giovane e gagliarda e savia piú che a donna per avventura non si richiedea. E dimorando col tenero padre, sí come gran donna, in molte dilicatezze, e veggendo che il padre, per lamor che egli le portava, poca cura si dava di piú maritarla, né a lei onesta cosa pareva il richiedernelo, si pensò di volere avere, se esser potesse, occultamente un valoroso amante. E veggendo molti uomini nella corte del padre usare, gentili ed altri, sí come noi veggiamo nelle corti, e considerate le maniere ed i costumi di molti, tra gli altri un giovane valletto del padre il cui nome era Guiscardo, uom di nazione assai umile ma per vertú e per costumi nobile, piú che altro le piacque, e di lui tacitamente, spesso veggendolo, fieramente saccese, ognora piú lodando i modi suoi. Ed il giovane, il quale ancora non era poco avveduto, essendosi di lei accorto, laveva per sí fatta maniera nel cuor ricevuta, che da ogni altra cosa quasi che da amar lei aveva la mente rimossa. In cotal guisa adunque amando lun laltro segretamente, niuna altra cosa tanto disiderando la giovane quanto di ritrovarsi con lui, né volendosi di questo amore in alcuna persona fidare, a dovergli significare il modo seco pensò una nuova malizia. Essa scrisse una lettera, ed in quella ciò che avesse a fare il dí seguente per esser con lei gli mostrò; e poi, quella messa in un bucciuolo di canna, sollazzando la diede a Guiscardo e dicendo: — Farane questa sera un soffione alla tua servente, col quale ella raccenda il fuoco. — Guiscardo il prese, ed avvisando, costei non senza cagione dovergliele aver donato e cosí detto, partitosi, con esso se ne tornò alla sua casa, e guardando la canna, e quella veggendo fessa, laperse, e dentro trovata la lettera di lei e lettala, e ben compreso ciò che a fare avea, il piú contento uom fu che fosse giá mai, e diedesi a dare opera di dovere a lei andare secondo il modo da lei dimostratogli. Era allato al palagio del prenze una grotta cavata nel monte, di lunghissimi tempi davanti fatta, nella qual grotta dava alquanto lume uno spiraglio fatto per forza nel monte; il quale, per ciò che abbandonata era la grotta, quasi da pruni e da erbe di sopra natevi era riturato: ed in questa grotta per una segreta scala la quale era in una delle camere terrene del palagio, la quale la donna teneva, si poteva andare, come che da un fortissimo uscio serrata fosse. Ed era sí fuori delle menti di tutti questa scala, per ciò che di grandissimi tempi davanti usata non sera, che quasi niuno che ella vi fosse si ricordava: ma Amore, agli occhi del quale niuna cosa è sí segreta, che non pervenga, laveva nella memoria tornata alla nnamorata donna. La quale, acciò che niun di ciò accorgersi potesse, molti dí con suoi ingegni penato avea anzi che venir fatto le potesse daprir quello uscio; il quale aperto, e sola nella grotta discesa e lo spiraglio veduto, per quello aveva a Guiscardo mandato a dire che di venir singegnasse, avendogli disegnata laltezza che da quello infino in terra esser poteva. Alla qual cosa fornire Guiscardo prestamente ordinata una fune con certi nodi e cappi da potere scendere e salire per essa, e sé vestito dun cuoio che da pruni il difendesse, senza farne alcuna cosa sentire ad alcuno, la seguente notte allo spiraglio nandò, ed ac